Venerdì alle 20.30, al festival Aperto, un’opera ipnotica, una danza atletica e di resistenza, che affascina, stupisce e destabilizza
REGGIO EMILIA – Con The Pretty Things, in prima italiana al Festival Aperto Reggio Emilia venerdì 4 ottobre, ore 20, Teatro Cavallerizza, Catherine Gaudet, presenta un’opera ipnotica, una danza atletica e di resistenza, che affascina, stupisce e destabilizza, come tutte le sue proposte coreografiche, che spesso passano attraverso la ripetizione dei gesti e la modulazione dei corpi, fino a incrinare la superficie delle cose.
The Pretty Things è un pezzo per cinque danzatori i cui corpi si muovono al ritmo del metronomo, in una partitura coreografica dai movimenti semplici e meccanici, che richiede un rigore ineccepibile. Una musica che è ritmo: voci femminili delicate, elaborate sinteticamente, che respirano battiti, e creano un’ossatura forte, un regime musicalmente regolato.
Un lavoro che viene presentato come la maturazione del linguaggio artistico della coreografa, una “ricerca sotto il corpo dove i desideri possono rinascere sotto il peso della costrizione”, che mette a nudo le contraddizioni del nostro tempo.
Catherine Gaudet, franco-canadese, che ha ricevuto il Grand Prix de la danse de Montréal, parla un linguaggio coreografico assolutamente disarmante: i suoi pezzi hanno una fisicità onesta e schietta che permette di guardare in profondità nella psiche e nell’animo umano.
Il punto di partenza di questa coreografia è stato l’esame delle connessioni e delle risonanze, che ha dovuto ridefinire con i suoi danzatori durante le restrizioni da Covid-19. Ma anche il rovescio delle connessioni, ovvero il concetto di disimpegno e liberazione, può essere fortemente percepito.
Così The Pretty Things è diventato un lavoro sulla comunità e allo stesso tempo un posizionamento critico e scrutatore degli ideali di coesistenza sociale.