Tordre, il corpo fra potenza e fragilità

Date Evento
Dal 6 novembre al 7 novembre
Dalle 20.30
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Ingresso
EVENTO A PAGAMENTO

Evento concluso

La coreografia di Rachid Ouramdane al Festival Aperto mercoledì 6 e giovedì 7 novembre, ore 20.30, Teatro Cavallerizza

Tordre, il corpo fra potenza e fragilità

REGGIO EMILIA – Rachid Ouramdane è coreografo e danzatore di fama internazionale. Nel suo “Tordre” (in italiano torcere, piegare), al Festival Aperto mercoledì 6 e giovedì 7 novembre, ore 20.30, Teatro Cavallerizza, trasferisce nella concisione del verbo all’infinito, l’intenzione profonda che guida questo progetto, con due straordinarie danzatrici, Lora Juodkaite e Annie Hanauer, che realizzano, nel corso di una performance mozzafiato, un’emozionante torsione sia fisica che percettiva della loro immagine.

Per progettare questo dittico di assoli giustapposti, Ouramdane ha messo a fuoco la singolarità assoluta del gesto portato da queste due artiste: insieme a loro ha lavorato alla fonte stessa del movimento, per far fiorire un doppio ritratto intimo e poetico.
Fin da bambina Lora Juodkaite ha coltivato la capacità di roteare vorticosamente su se stessa, al limite della vertigine e dell’ipnosi. Per Annie Hanauer è il rapporto con una protesi al braccio – come un’estensione o un pendolo che intensifica la sua presenza nello spazio – che ha ridefinito radicalmente la logica interna della sua danza.

Potenti e fragili, i corpi delle due danzatrici si sfiorano, si attraggono l’uno verso l’altro, cercando di proiettarsi oltre i propri limiti, verso un altrove necessario.
Dall’immagine spettacolare del corpo nella performance di danza tradizionale, “Tordre” ci fa passare ad un’altra misura più personale: una specie di infra-danza, in cui si intravede un’altra possibile relazione con il mondo.

A partire da una riflessione sul senso di perdita, di fragilità e integrità di sé, Ouramdane costruisce una ricerca emozionante sulle infinite possibilità creative del corpo, sull’indagine continua che ciascuno di noi è chiamato a compiere sul proprio baricentro esistenziale ed emotivo, sulla propria solitudine e originalità.