Il giovane regista Leonardo Lidi, in scena al Teatro Ariosto nei giorni 4, 5 e 6 marzo, con una originale interpretazione, pop e malinconica, dell’opera del celeberrimo sceneggiatore statunitense, che narra le vicende della famiglia Wingfield
REGGIO EMILIA – Pop e malinconico, con personaggi vestiti da clown, con le scarpe sproporzionatamente lunghe che intralciano i loro passi, dentro a una scenografia rosa confetto: Lo zoo di vetro di Tennesse Williams va in scena per la stagione di Prosa venerdì 4 e sabato 5 marzo (ore 20.30) al Teatro Ariosto, domenica 6 marzo (ore 15.30) con la regia e l’adattamento drammaturgico di Leonardo Lidi, vincitore della sezione College che la Biennale Teatro di Venezia dedica ai giovani registi under 30.
Opera teatrale del celeberrimo drammaturgo e sceneggiatore statunitense Tennessee Williams, la storia, dalla chiara impronta autobiografica, racconta le vicende della famiglia Wingfield, composta dalla madre Amanda e dai suoi due figli, Tom e Laura, ragazza timida e claudicante. Abbandonata dal marito, Amanda deve affrontare le difficoltà, i timori e le ansie che le derivano dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli. Una storia che è entrata a fare parte della memoria di tutti noi anche grazie a numerose versioni cinematografiche; una tra tutte quella che Paul Newman diresse nel 1987 di cui furono protagonisti Joanne Woodward e John Malkovich.
Lidi, che sembra aver affrontato un divertito viaggio personale attraverso le famiglie del Teatro (dopo aver recitato negli Atridi in Santa Estasi di Antonio Latella il ruolo del padre Agamennone – e dopo aver messo in scena Spettri di Ibsen e il focolare della famiglia Alving alla Biennale Teatro di Venezia,) continua questa ricerca e scrive nelle sue note di regia : “Come si muove la famiglia nel tempo? Come si sposta il teatro tra i secoli? Il dramma borghese necessita di limiti dettati (anche) dall’amore e analizzare di volta in volta lo spessore delle pareti che ci circondano resta il mio interesse prioritario in questa esperienza registica. Tom/Tennessee, come suo padre, apprende l’arte del fuggire, ma rimane comunque ingabbiato in un album di fotografie, vive costantemente in un limbo tra i tempi e l’unica cosa che può fare per tentare di progredire e di raggiungere un nuovo luogo è raccontare al pubblico un pezzo della propria storia. Ma dove andiamo, quando camminiamo nel buio del futuro?”.