REGGIO EMILIA – Gli Archi dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, diretti da Luigi Piovano, domenica 10 gennaio, ore 20.30, al Teatro Valli, toccano un altro tema che attraversa la Stagione Concertistica della Fondazione I Teatri: il rapporto Classicismo/Romanticismo e specialmente il modo in cui queste due epoche fondamentali e profondamente diverse si sono tuttavia “guardate” e corrisposte. Ciò è sintetizzato in un programma di particolare sottigliezza: Schubert, il classico “alternativo”, trascritto dal tardo-romantico Mahler (Quartetto in re minore per archi D 810 “la Morte e la fanciulla”) e il romantico neo-classico Ciajkovskij (Serenata in do maggiore per archi op. 48).
La Morte e la Fanciulla è un tema iconografico presente nella cultura artistica dell’Europa Centrale fin dal Medioevo, e molto caro ai Romantici. Il poeta Matthias Claudius ne fece un dialogo in versi, al termine del quale la Fanciulla, terrorizzata, si abbandona all’abbraccio di un mostruoso scheletro, e Franz Schubert lo musicò creando uno dei suoi Lieder più belli e giustamente famosi.
Lo stesso Schubert riutilizzò il tema del suo Lied nel movimento lento di uno dei suoi ultimi Quartetti per archi, che dal Lied prende il nome, e che indusse Gustav Mahler a stilarne una trascrizione per orchestra d’archi che lasciandone intatta la felicità melodica e l’aura venata di malinconia, lo investì di nuovo peso drammatico. Un capolavoro che non cessa mai di emozionare ad ogni nuovo ascolto, che eleva il tema della fanciulla in rapporto alla morte a un significato più vasto e generale, a un valore fondativo del dolore e del suo profondo nella nostra struttura antropologica.
La Serenata per archi in do maggiore, op. 48 di Pëtr Il’ič Ciajkovskij è dedicata all’amico Kostantin Karlovic Albrecht, violoncellista, compositore nonché fondatore del Conservatorio di Mosca con Nikolaj Rubinštejn: venne concepita durante un periodo di fortissima crisi personale (e conseguente vuoto creativo), che attanagliò il musicista russo fra il 1877 e 1885, la cui causa principale va ritrovata nell’improbabile matrimonio contratto con la sua ex-allieva Antonina Miljukova.
Ciajkovskij sembra intraprendere una scrittura votata a una sorta di cura terapeutica del proprio male di vivere. Attenuato il dolore esistenziale in un impegno creativo più distaccato, fa scorgere tra le proprie maglie la presenza della latente sofferenza interiore. Da sempre la musica da camera è una delle attività dell’Orchestra di Santa Cecilia; negli ultimi anni ha acquisito ancora maggior rilevanza e i musicisti dell’Orchestra formano regolarmente diversi ensemble.
Dopo il grande successo ottenuto nel maggio 2013 nella stagione da camera di Santa Cecilia in occasione di un concerto con musiche di Schubert, l’Orchestra d’Archi dell’Accademia di Santa Cecilia ha avviato una collaborazione stabile con Luigi Piovano, primo violoncello solista dell’Orchestra.